martedì 16 gennaio 2018

Gli sproloqui del Grognardo: l'avventura di Natale

Natale è passato, e così le feste. Tocca tornare al lavoro, ma rimangono i ricordi del periodo di riposo appena passato. Il mio (ma forse anche il vostro!) piccolo mondo di amici e conoscenti può essere diviso in due macro-categorie: quella degli amanti del Natale e quella dei “grinch”.
Stranamente, almeno per come la vedo io, i fobici del Natale sono in maggioranza donne. Al contrario, io appartengo sicuramente al primo gruppo, quello degli entusiasti del freddo (o perlomeno dell'alternanza delle stagioni), delle vacanze e delle luminarie. Vivo l’avvicinarsi di questo periodo dell’anno con trepidante attesa e, mano a mano che la Vigilia è prossima, assorbo ogni misticismo e rituale pagano. Preparo quindi la lista dei regali, vado a ripescare gli a scatoloni nei quali sono riposte le palline di vetro di mio padre e mio nonno, addobbo l’albero l’8 Dicembre con un sottofondo musicale adeguato, ripasso i film di una vita e scelgo quelli che durante le feste torneranno a fare la loro comparsata sul mio televisore.

 
Dai tempi di Uno Sguardo nel Buio poi, quindi da quasi 30 anni, è tradizione anche organizzare la giocata di Natale, una giornata all’insegna del divertimento con gli amici. Da quando siamo nuovamente un entusiasta gruppo di giocatori di D&D, la giornata di gioco coincide con quella dell’Avventura di Natale.
È un appuntamento che ha sempre funzionato bene, in particolar modo se i giocatori hanno la possibilità di cimentarsi nella pericolosissima avventura con i propri Personaggi. Perché l’avventura di Natale è, sì, premiante, ma questo cospicuo extra di Punti Esperienza e oggetti magici è spesso pagato col sangue di qualche storico avventuriero.
 
Sarebbe bello stilare una classifica, ma in mancanza di dati certi posso affermare con convinzione, che si contano sulle dita di una mano le occasioni nelle quali dal dungeon natalizio tutti siano usciti sulle proprie gambe. Nell’avventura di Natale si sono perduti il guerriero Mai Vero, l’elfo Drago, l’halfling Marcovaldo, il mago Erintul, per citare un mix di eroi blasonati e più recenti leve.
 
Era facile incappare nel totemico TPK (Total Party Kill), oggi meno di moda perché il gruppo non si immola più per vendicare il caduto, come ai tempi dell’impavida adolescenza, periodo nel quale gli amici erano “uno per tutti e tutti per uno”. Oggi ognuno ha la propria vita, la propria compagna, i figli, il lavoro, e i tempi sulla panchina, al freddo e al gelo, a discutere di “cosa diventeremo, della ragazza con la quale vorremmo uscire e dell’ultimo gruppo figo” sono acqua passata.
 
Senza menzionare che culturalmente differiamo dagli americani e quindi, se uno rimane indietro, sono poi “c.... suoi”. È la dura legge dell’individualismo. Cresciuti a suon di E.T, Stand by me e dell’Impero colpisce ancora, dove Luke lascia l’addestramento e il maestro Yoda per tornare a salvare i suoi amici, dopo aver subito l’influsso dalla rivoluzione Yuppie di fine anni ’80, abbiamo tentato una ripresa di coscienza col ritorno delle correnti rock-alternative di inizio anni ’90, per ripiombare infine nel delirio dell’edonismo degli anni 2000 e del post millennio.
 
Ma se a Natale ci lasci le penne, c’è poi il tempo di ritrovarsi con un nuovo personaggio e ripartire di gran carriera.
 
Dunque anche il Natale 2017 ha avuto la sua avventura di Natale, la prima alla 5a Edizione. Ero un po’ dubbioso, perché sapete come la penso: alla 5a Edizione non si muore mai. Insomma, dai, in un modo o nell’altro qualcuno che curi lo trovi sempre, poi bisogna sbagliare tre tiri della morte…
 
 

4 commenti:

  1. La mortalità alta è bella solo fin quando non se ne rimane vittime...scherzo ovviamente. Un gioco "mortale" è sicuramente sinonimo di realismo e questo tendenzialmente incide positivamente sul modo di giocare e narrare i propri personaggi. Alla prossima sessione di Natale, caro Grognardo!

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    1. Eh, caro Paddi!

      Come ben dici, anche nel gdr il lutto di un PG è motivo di crescita.
      Kaos, un giornale anni '90 dedicato ai giochi, tra le varie categorie di DM metteva gli arbitri "Babbo Natale" e quelli "Motosega". I primi sono quelli che fanno spuntare improvvisamente pozioni miracolose, interventi divini, la cavalleria (che invece, come Gandalf insegna, dovrebbe sempre arrivare in ritardo); i secondi sono quelli capaci di abbattere un party in qualunque momento, con efferatezza e gioia, come se giocasse contro di loro. Sono momenti di formazione di un DM, attraverso i quali quasi tutti coloro che siedono dietro uno schermo sono passati.
      Oggi, tuttavia, mi pare che si cerchi con forza di negare la morte. Nella vita, come nel gdr. Un po’ per cultura, un po’ perché distruggere un party nel bel mezzo di una campagna di 250 pagine, con 6 mesi di gioco alle spalle, bisogna avere il pelo sullo stomaco.
      Tuttavia se neghi il pericolo, i giocatori non imparano a prevenirlo. Oltretutto essere troppo magnanimi con i giocatori trovo sia una forma di mancanza di rispetto e fiducia, nessuno vi deve coccolare: lasciamo che almeno nel D&D ognuno sia, per quanto il D20 permette, padrone del proprio destino!

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  2. Aspettavo una tua ricognizione sulla Partita di Natale (ma non doveva essere la seconda dei Giganti?)!
    Anche nelle nostre sessioni invernali ci ha rimesso la pelle il guerrierazzo del gruppo, e il mio forester è stato risucchiato di ben due livelli! Però credo che ormai siamo alla fine con la B10, o comunque non dovrebbe mancare moltissimo.
    Curiosamente anche il nostro Master ci ha lanciato 'sta storia del Total Party Kill sin dall'estate. Boh.

    "Uno per tutti tutti per uno"? Un mio amico, quando ancora giocava in un altro gruppo, da ragazzino al termine della B2 fottè tutti i tesori al resto del gruppo perché i px si beccavano solo una volta tornati in città e passò di livello solo lui...

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    1. Ciao Luca e buon anno!
      A Natale 2017 ho avuto il piacere di arbitrare ben 2 avventure di Natale, una conclusasi come da video col gruppo giovani, l’altra – la G2 come ben ricordi – ancora in fase di svolgimento. Nel caso della visita a casa di Jarl, c’è stata un’unica sessione fiume che è andata avanti fino alle 3.30 del mattino, con botte da orbi e gran risate. Il modulo è 8 pagine, quindi i PG sono prossimi alla discesa nel secondo livello. Tengo a precisare che ho tenuto la popolazione dei giganti dei ghiacci come da 1a Edizione, anche perché nella 5a il rapporto è passato da 4 a 1. Una roba ridicola. Chiudiamo, o almeno tentiamo, il 30 di Gennaio (il giorno dopo qui è la festa del patrono).

      Questa cosa dei guerrieri che periscono (e dei maghi che proseguono le loro carriere, anche se non me l’hai scritto) è un classico! Ti sei beccato un Energy Drain? Ecco, quella è una cosa che da DM non ho mai fatto, ho sempre evitato di utilizzare mostri con quel potere, pareva una vigliaccata troppo grande anche a me. Certo è che quando incontravi un vampiro non era necessario un tiro di “paura”, ogni giocatore era realmente terrorizzato di mandare a monte anni di gioco!

      L’effetto drammatico del TPK, o meglio parte di esso, rende tutto più evocativo. Sono le storie dove pochi si salvano che funzionano o che rendono l’idea della difficoltà del momento.

      Del tuo amico che dire? Sarà stato uno di quelli che, trovata la prima morosina, non si faceva più vedere per 6 mesi/1 anno.

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