giovedì 11 agosto 2016

Le zuppe della casa del Grognardo: il Monaco

In uno dei primissimi articoli dell’Orto avevo parlato di due figure ritenute scomparse tra prima e seconda edizione: l’orchetto e l’assassino. Avevo poi preparato, per un seguente post mai pubblicato, un lungo compendio di incarnazioni dell’altra classe scomparsa: il Monaco (per lo psionico, a stretto giro di boa, usci un manuale dedicato, così come più tardi avvenne per il barbaro). L’elenco era veramente lungo, tanto che, rileggendolo, lo trovai noioso. Giusto per il sapore della cronaca, senza scendere a quel livello puramente compilativo, sappiate che il monaco fu concepito prima come kit (nel manuale dei Preti), quindi come classe (in varie salse nei manuali dei Reami o nei successivi Player’s Option, ecc.).
 
Nessuna di queste versioni, tuttavia, fu capace, in 10 anni d’Avanzato, di stuzzicare la curiosità dei miei giocatori, vuoi che la classe orientaleggiante mal si sposa col fantasy classico, vuoi che, per ragioni di fede politica (l’Emilia Rossa), nessuno volesse fregiarsi dell’appellativo di “prete”. A ben pensarci credo che nessuno dei miei amici abbia giocato un chierico ai tempi del D&D base, e solo in tarda età (attorno ai venti) qualcuno abbia infranto questa barriera ideologica.