mercoledì 20 giugno 2018

Una prospettiva differente: togliere le miniature ha salvato Dungeons and Dragons?

La storia di questo blog non è fatta solo di articoli originali, anzi si ciba spesso di articoli curiosi o approfondimenti che considero autorevoli. Per avere autorevolezza non bisogna essere una firma, spesso basta avere un pensiero chiaro, un po’ di esperienza sulla materia e una decente abilità espositiva. Confesso poi di tirare spesso l’acqua al mio mulino, mi concentro quindi su articoli dei quali condivido il pensiero, piuttosto che elargire la “par condicio” che la politica spesso invoca.
 

Una delle abitudini che non sopporto, e che sempre con maggiore convinzione sono propenso a evirare dai tavoli da gioco dove arbitro, è l’utilizzo del PC al posto della scheda cartacea e l’impiego di mappe 2d per fare muovere le miniature come si trattasse di giocare a Heroquest. Tollero questa metodologia di gioco per sessioni estemporanee*, ma in una campagna vera e propria la trovo un’abitudine disdicevole che non fa altro che rallentare la narrazione collettiva degli eventi. 
 

Forse per questo smisi di giocare con la terza edizione e saltai totalmente la quarta, aprendomi solo una decade più tardi lentamente e con diffidenza alla quinta.

 
Mi piace usare le miniature, ma solo per tracciare visivamente l’ordine di marcia su di uno striminzito A4 esagonato. Molto, molto raramente disegno mappe a misura di miniatura, sono casi eccezionali; ogni mappa di dungeon prende vita, come Uno Sguardo nel Buio prima e D&D successivamente mi insegnarono, su di un foglio a quadretti di quadernone.
 

I tempi moderni incombono, ma leggendo l’articolo qui sotto, pare che una delle carte vincenti dell’ultima edizione sia stata proprio quella di tornare alle origini, lasciando da parte tabelloni e miniature (ricordate il punto 3 di uno dei miei primi articoli sulla mia idea di cosa fosse D&D?).
 

Mi sono quindi preso la briga di tradurlo, perché il web pullula di articoli sulle nuove uscite, ma raramente si ferma a riflettere sulla natura intrinseca di questo passatempo. Spero di avere fatto cosa buona e condivisibile.

*Nota: in realtà faccio un'eccezione, se non addirittura consiglio l'utilizzo di miniature e mappe, quando al tavolo si gioca con bambini o ragazzini in giovane età, questo per aiutarli nel processo di astrazione e visualizzazione della situazione proposta.
 
 
 
 
Una prospettiva differente: togliere le miniature ha salvato Dungeons and Dragons?

 
Dungeons & Dragons non è mai andato così bene, grazie all'ondata di show alimentati dalla nostalgia come Stranger Things e l'Old School Renaissance, la popolarità dirette video di sessioni di gioco e una base di giocatori più ampia che include donne. Ci sono fattori molteplici a contribuire a questo successo, ma uno degli elementi vincenti è che D&D non richiede più miniature per giocare una sessione. Ma sono mai state realmente necessarie?