mercoledì 22 marzo 2017

Gli sproloqui del Grognardo: la lingua del Drago!


Salve,

la notizia di oggi (ieri, visto che il post è stai poi pubblicato una decina di minuti dopo mezzanotte) è che D&D avrà finalmente traduzioni in lingue che non siano l’inglese. Quando ho letto delle localizzazioni quasi cado dal divano, anche perché proprio il primo Aprile dell’anno scorso avevo lanciato la news di una traduzione italiana. Il mio pesce d’Aprile a distanza di quasi un anno si trasforma in una vera anticipazione.

Gonfio di felicità, ma un po’ preoccupato per il mio portafoglio, ho rimbalzato la notizia nei vari gruppi nerd di Whatsapp di cui mi onoro essere parte. Ovviamente le battute si sono sprecate: abbiamo finito di trombare? Si verificherà un nuovo calo delle nascite? Il valore dei manuali della 3.5, oggi oggetto di collezione e speculazione, crollerà di botto?


Meglio facevi a dedicarti a Beatrice!
Poi il discorso si è spostato su “argomenti più seri”, ovvero sulla figura del Dungeon Master e sul verbo che accompagnerà il suo operato...e qui si è generata la vera discussione.

Quando ho fatto notare che finalmente torneremo al termine “arbitrare”, mi è stato fatto notare che oggi il DM “narra” o “mastera”.

Come ho scritto agli eretici, nella prefazione del Vangelo, ovvero la DMG della prima edizione, l’apostolo Gygax esordisce dicendo: “Ciò che segue qui contenuto è strettamente per i tuoi occhi, l’arbitro della campagna.

Mi hanno ribadito come questa terminologia sia antiquata e piuttosto odiosa, in quanto rammenta la giacchetta nera delle competizioni calcistiche. Sono rimasto interdetto perché io attribuivo a quella dell’arbitro una funzione onorevole, non solo nel contesto sportivo, ma nella vita. Infatti l’arbitro è colui che media, che è garante di imparzialità ed equità.


Spiegherò allora perché non trovo la parola “narrare” adeguata. Anzitutto, al tavolo da gioco tutti narrano. La descrizione delle azioni non è compito specifico riservato al DM. Anzi, giochi moderni come Dungeon World rendono i giocatori i veri protagonisti della narrazione. Dunque se tutti narrano, qual’è la differenza tra un giocatore e un Dungeon Master?
Caro Ernie, i miei amici dicono che non la tua prosa è demodè...
 

La risposta è banale, ma non scontata: il DM è colui che al tavolo risolve le interazioni tra giocatori e mostri, tra giocatori e giocatori, assegna difficoltà, ha l’ultima parola sul regolamento (poi, magari, a fine sessione ci si allinea). La sua funzione è quella di neutralità, anche se in molti giochi anni 2000 è diventato più un compagno di gioco, piuttosto che un garante dell’applicazione del regolamento. Ma non voglio addentrarmi sugli stili di gioco.

L’accento lo voglio porre sul fatto che:

  • tutti narrano
  • solo l’Arbitro dirime controversie

L’altro aspetto preoccupante del termine “narrare” per esprimere il compito del DM è quello di far passare l’idea che egli ci racconti una storia. Questa idea mentale è la soglia alla giustificazione lessicale al railroad, ovvero al concetto che le avventure siano guidate/instradate. Il DM non accoglierebbe le istanze dei giocatori, ma li utilizzerebbe come comparse per interpretare un copione pre-configurato.

Perché allora non “masterare”? Anzitutto perché è un prestito linguistico dalla lingua inglese, assolutamente non necessario in quanto abbiamo diversi equivalenti nel patrimonio dell’italiano. Per curiosità, siccome i miei esami di linguistica sono lontani, nel tempo ho controllato il sito dell’Accademia della Crusca il cui frullone, come ben ricordavo, doveva dividere il buono dal cattivo (il più bel fior ne coglie).

Sono rimasto sbigottito quando ho constatato la quantità di parole che hanno penetrato l’italiano, ad esempio spoilerare, shazammare e via dicendo. Nuove proposte al sito sono killare, petaloso, pisellabile; potete andare sul sito e controllare di persona.

Sconfitto nell’animo sono andato a cercare se esisteva “masterare” e per fortuna il risultato è nullo.

La sfida è aperta, alla solita ansia per la qualità della traduzione che ci sarà proposta, iniziano le scommesse sulla categoria mentale che vorremo offrire ai servigi del DM. Nella giungla del vocabolario del nuovo millennio il DM “mastererà” l’avventura, il mago “casterà” un incantesimo, il bardo “charmerà” la donzella. E allora, dico io, di una traduzione in italiano che ce ne facciamo?

14 commenti:

  1. "Shazammare" non l'ho mai sentito... "killare", riferito a un processo che impediva il corretto svolgersi di alcune istruzioni, era invece gergo comune in un posto dove ho lavorato.

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    1. Ah Luca,

      beati gli Ispani che dicono ancora "perro caliente", "ratòn", "pantalla", "ordenador", "hamburguesa" e via dicendo. La nostra storia nazionale e quella di un territorio di conquista, la nostra storia linguistica di una mollezza sconfinata ;)

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  2. Assolutamente d'accordo.
    In Italia la figura dell'arbitro è da sempre connessa al contesto calcistico - salta in mente subito quello dell'oscuro periodo dominato dalla Triade bianconera (Moggi-Giraudo-Bettega) - e quindi al maneggio, al malaffare, all'accordo sotto banco, al do ut des. Oppure per le nuove schiere di giocatori di ruolo che non sono appassionate del giuoco del calcio l'uomo in nero (un tempo gli arbitri si vestivano così)è il simbolo dell'azzeccagarbugli, del prof noioso. Il Master è chiamato tale perchè dovrebbe incarnare la massima competenza del sistema di gioco ma soprattutto perchè è un punto di riferimento per chi gioca. E tale è il ruolo che svolge l'arbitro. Cambiando metafora sportiva, se nella pallavolo attuale per capire se un centrale ha fatto una millimetrica invasione, si usa l'occhio di falco ma se alla fine non si riesce a trovare la quadra, interviene l'arbitro che decide a chi dare il punto. "Masterare" non si può sentire...

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    1. Guarda,

      ieri era una giornata un po’ storta e mi sono sfogato così, scrivendo sul blog.

      Parte dell’articolo originario parlava anche della propensione “social” che fuoriusciva dal confronto Whatsapp, dove tutti possono intervenire senza comprovata esperienza. Siamo nel decennio del “secondo me”, che permette a ciascuno di dare autorevolezza al proprio pensiero con un click.

      È una prassi molto pericolosa: tempo fa, per esprimere un’opinione e renderla pubblica, si doveva pubblicare qualcosa, essere documentati. C'era un pudore di fondo nell'espressione di un pensiero, una posizione.
      Il solo atto di comprare un saggio o un giornale, sborsando di tasca propria un obolo, implicava la volontà di riflettere e approfondire una questione. Il fatto di non pagare l’accesso alla cultura o alla fonte di informazione, che reputavo un atto di civiltà, ha aperto la strada anche alla disinformazione.

      Probabilmente in un commento così stringato non sono riuscito a spiegarmi nel migliore dei modi, ma spero che almeno parte del concetto sia passato.

      Ho tagliato quella parte dell’articolo perché desideravo non risultare troppo pesante. Tuttavia, la china è quella: un mondo dove le parole si diffondono e si trasformano in maniera incontrollata, dove il linguaggio da strada cancella una prosa più colta e corretta, dove la democrazia dell’opinione (e opinabile) va a discapito della formazione.

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  3. io sono x le parole nuove se servono ,
    siccome questi ibridi da Video Game sono superflui ,
    non usiamoli .

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  4. Il sito dell'Accademia della Crusca è quasi un insulto alla storia dell'istituzione. Tanto per cominciare come ci si collega si deve scegliere tra versione italiana e inglese, che già è tutto dire, e anche se si sceglie poi la versione italiana si possono osservare perle come "link utili". Vien da chiedersi se chi ha realizzato il sito si renda conto di cosa significasse "il piú bel fior ne coglie". Evidentemente direi di no.

    Per quanto riguarda D&d va detto che almeno per almeno alcuni di tali termini si può dire che si tratti di un gergo tecnico, il cui uso non è a parer mio ammissibile ma almeno è comprensibile. Del resto quando si deve leggere una massa di documenti in inglese è facile che il termine italiano non sia cosí immediato e si ricorra ad un adattamento superfluo. Una comunità linguistica sana, tuttavia, presto riesce a trovare un equivalente nativo per rimpiazzare il foresterismo superfluo. In ogni caso la traduzione dei manuali è una buona notizia, e contribuirà almeno a rendere l'edizione corrente del gioco di ruolo per antonomasia piú accessibile a chi in Italia non ha avuto un'esposizione massiccia alla lingua d'Albione.

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    1. Salve,

      grazie per il commento.

      La stoccata al sito mi pare comprensibile, ma "link" (gli spagnoli avrebbero scritto "enlace", noi forse dovremmo scrivere "collegamento") è un'altra di quelle paroline che ha permeato l'italiano.

      Da notare, tra l'altro, se si vuole fare un raffronto, come in Messico, rispetto alla Spagna, molti termini dell'inglese siano di uso comune.

      Concordo anche sulla difficoltà di mantenere un italiano pulito, quando non esistono traduzioni. Me ne accorgo lavorando giornalmente con stranieri come il mio italiano (ma anche l'inglese) si siano imputriditi.

      La mia non voleva essere una critica all'edizione italiana che uscirà, anzi ne sono felicissimo. Spero addirittura la diffusione tornerà quella del D&D scatola rossa e di poter vedere i manuali in vetrina nelle giocattolerie.

      P.S.
      Non ho messo l'opzione per bloccare i commenti anonimi, ma spero il tuo prossimo commento avrà un nome o perlomeno la firma. Ciao!

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  5. Ah, mi chiedeva tutta una serie di profili ed ero troppo pigro per log... accedervi. :P

    Quanto alla parola "link" indubbiamente essa ha permeato l'italiano, è un dato di fatto ormai, eppure alla luce della storia e di ciò che l'Accademia rappresenta ritengo che tale vocabolo non dovrebbe aver posto in tale sede. In altri contesti mi darebbe assai meno fastidio.

    Detto ciò complimenti per il sito che visito ormai da qualche mese con grande interesse, e mi scuso per il messaggio anonimo.

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    1. Ciao Itikar,

      capisco la noia di dover compilare tanti campi. Ma sono contento di sapere almeno il nick della persona che mi lascia un commento, grazie del tuo contributo e di essere tornato!

      Sei un giocatore recente o un vecchione come me?
      Passerai da Play?

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    2. Sono uno strano animale. Trovai la scatola nera del becmi (questa per intenderci https://upload.wikimedia.org/wikipedia/en/4/42/TSR1070_Dungeons_%26_Dragons_Game.jpg) quando ero molto piccolo e la studiai a fondo. Purtroppo, però, vivendo in un paesino sperduto non ebbi mai la possibilità di fare una vera partita di gruppo, e alla fine ripiegai sul gioco di ruolo in rete, in particolare con giochi testuali come i MUD; sempre giochi di ruolo ma sicuramente piú freddi e rigidi di una partita con persone in carne ed ossa.

      Nonostante ciò ho avuto sempre grande attenzione per D&d e i giochi di ruolo cartacei, che sono la fonte prima di tutte le altre incarnazioni dei giochi di ruolo, ed in particolare credo che le edizioni piú vecchie avessero una magia e garantissero un'immersione maggiore delle piú recenti, le cui meccaniche ricordano, manco a farlo apposta, certi videogiochi.

      Ed è paradossalmente l'essere avvezzo a giocare di ruolo con programmi che si occupano di gestire la parte meccanica, o con DM, quando presenti, che si occupan di dirimere le dispute tra giocatori anche fuori del ruolo (OOC), che mi ha sorpreso leggere sopra come tra chi gioca col cartaceo siano tanti ad essere cosí poco inclini a riconoscere al Master il suo ruolo di arbitro. E chi se non il Dungeon Master può esser piú adatto a ricoprir tale ruolo?

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    3. Ciao Iktar,

      non sei il primo ad aver avuto questo problema, infatti mi capita spesso di leggere di persone che, imbattutesi in un gdr, non abbiano poi avuto la possibilità di provare qualche sessione per mancanza di compagni di avventura. Per curiosità, di dove sei?
      E ancora più peculiare diventa la mia testimonianza, infatti, contrariamente alla tua esperienza, tutto il mio vicinato provò a giocare almeno una volta, e gran parte di essi sono tuttora appassionatissimi e praticano attivamente. Parliamo di una dozzina di persone.

      Riguardo alla figura del Master, esiste una corrente radical-chic anche nel gdr. Alcuni una volta andavano raccontando che nel gdr interpreti un personaggio, come se i giocatori fossero un po’ attori. È un modo di vendere il gioco, a mio parere, molto bello, ma da commerciale. Più corretto sarebbe dire “vesti i panni” o “incarni”. In particolare ricordo che era una tecnica di vendita messa a punto da alcuni miei amici, che speravano così di catturare l’attenzione delle ragazze, o fornire una qualche stilla di nobiltà al gdr. Addirittura facevano riferimento alla psicologia! LOL!
      E invece negli anni, (la quarta, ma anche la quinta edizione ne sono testimonianze), è diventato sempre più gioco, e meno ruolo.

      Ad ogni modo, se vai in fiera c’è un pubblico (una nicchia di una nicchia) che pratica un gioco più di narrazione e meno regolamentato, questo va riconosciuto. Forse lì si narra, invece di arbitrare, ma non parliamo di D&D.

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  6. Ullalà quanti spunti da commentare, anche se con piccoli e brevi cenni :)
    Prima cosa, sono felice che La Asmodee (Asterion che di si voglia), si occupi di pubblicare D&D in Italiano. Sono contento perchè finalmente D&D torna in mani capaci e appassionate. Max Bianchini è decisamente l'uomo che ha contribuito ad una versione ottimale di D&D, fino al suo abbandono dei lavori di revisione per la 25 edition. Lavori terminati poco tempo dopo il lancio della 4 Edizione di D&D e dal manuale dal giocatore 3 in poi questo si è fatto sentire. Diciamo che avere D&D pubblicato da Asterion mi permette di fare un po pace con il GdR in generale.
    Seconda cosa... Legandomi al discorso su come Essere Master, io ho sempre vissuto il ruolo del Master come un Narratore, forse più simile al narratore di Vampire rispetto al Game Master di Pathfinder. Quindi vederlo chiamare Arbitro non renderebbe a pieno il suo ruolo.
    Terzo punto l'influenza dei Termini Anglosassoni e/o dei Videogiochi. Diciamo che possiamo fare ben poco su certi termini o utilizzo delle parole originali in lingua inglese. Arrivo dall'esperienza di gioco su world of worcraft e altre decine di MMORPG e "droppare" "tankare" sono termini che ogni tanto mi capita di usare, ma soprattutto uso i termini legati alla tipologia di classe tipica di un MMORPG, come Tank, Healer, Curatore....
    Ecco ora ho perso il filo........(sarà per colpa di mia figlia che mi chiede cosa sto scrivendo.... :) )
    cmq Viva D&D e la Asmodee... ;)

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    1. Ciao Shadar,

      ben ritrovato!
      L’ho scritto su diversi blog, sono felicissimo di una traduzione di questa 5° edizione di D&D, anche perché la cadenza delle uscite mi fa sperare che riusciremo, per una volta, a ottenere un’edizione integralmente in italiano.

      Allora diciamo che Narratore è l’arbitro di Uno Sguardo nel Buio, tu fai parte degli scissionisti che per distinguersi da noi barbari piallatori da dungeon hai dovuto abbracciare una nuova terminologia, ahahahah!

      Confesso di non avere mai giocato a World of Warcraft, i miei PC sono sempre stati liberi da giochi elettronici. Per questo la terminologia da tastiera stride così tanto alle mie orecchie. A parte che tutti sono ormai dei mezze corazzate (ho convertito un mago dell’8° alla 5° e ha quasi 50 ferite!) e pestano come dei matti, non riesco a dire che non si possa fare nulla. Ci sono una serie di termini che fanno accapponare la pelle: ruolare, masterare, multiclassare…

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