L’autunno è una stagione intermedia che precede l’arrivo del
gelido inverno. È quel momento che preannuncia la fine: le foglie cadono, le
giornate sono appena tiepide e la notte tende prendere il sopravvento sul
giorno. Nella vita di un essere umano è un momento nel quale si possiede oramai
sufficiente esperienza per giustificare un certo cinismo di fondo, che non è
più quel sentimento nichilista ribelle della giovinezza, ma un consapevole
aggregato di storie e vicissitudini.
L’autunno del gioco di ruolo non sempre corrisponde ad
un’età anagrafica, a volte è semplicemente un’attitudine di alcuni giocatori a
“studiare” (più che leggere) i regolamenti e all’ottimizzazione esasperata dei
personaggi. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, è un momento che arriva per
ogni giocatore stagionato, oramai incapace di prendere seriamente una storia o
affezionarsi al proprio personaggio, o che colpisce coloro che giocano troppo
di frequente e in svariati gruppi, per i quali l’esperienza che stanno
svolgendo è una come tante: la trappola mortale, il negromante di turno,
l’oscura entità che viene da un piano parallelo non sono più emozionanti poiché
sono divenuti ormai cliché ripetuti e vissuti chissà quante altre volte.