Salve,
una delle critiche che storicamente erano mosse a D&D
base o alla prima edizione dell’Avanzato riguardava il fatto che accumulando tesori si guadagnassero anche
Punti Esperienza. Il rapporto, informazione di servizio per i ragazzi di
nuova generazione che non hanno memoria dei tempi andati, era di 1:1, ossia per
ogni moneta d’oro arraffata nei pericolosi sotterranei, si otteneva un Punto
Esperienza.
Sommersi dalle critiche dei giocatori Radical Chic, questa
regola venne accantonata già con la Seconda Edizione e da allora è caduta
nell’oblio.
Confesso di essere stato tra quelli che ritenevano questa
prassi assurda e di aver tirato un bel sospiro di sollievo quando fu deciso
altrimenti. Secondo me, novello S. Paolo folgorato sulla via per Waterdeep dai
giochi Storytelling di nuova generazione, tipo Vampiri a inizio anni ’90,
andava premiato il roleplay più di tutto. Per inciso sono ancora di questa
opinione.
Il vostro PG di ritorno dall'ultima campagna? |
Per spiegare questa illuminazione, mi tocca partire da
lontano. Se siete nuovi del blog dovete sapere che arbitro da qualche anno una
campagna che ha coinvolto, a ondate, diverse formazioni di giocatori. I
resoconti di queste avventure sono pubblicate con regolarità su FORGOTTENREALMS41100MO, un
blog apposito che ci permette di fare mente locale quando siamo lontani dal
tavolo da gioco.
I 40 anni infatti richiedono anche (sopratutto, sarebbe meglio dire!) pause per dedicarci ad
altri interessi o doveri, tuttavia, per continuare lo storytelling, chiedo spesso ai miei giocatori di abbozzare cosa
facciano i loro personaggi in questi periodi. Le risposte sono le più disparate:
c’è chi vuole dedicarsi ad un apprendistato presso un mago, chi desidera andare
a visitare vecchi amici (personaggi di giocatori che non possono più
partecipare alle nostre sessioni), chi vuole vendere i ricavati delle ultime
avventure per metter su casa, chi omaggiare donzelle, chi farsi il classico
viaggio sabbatico in un’altra terra e via discorrendo.
In tutti questi progetti, io fungo da Personal Computer:
calcolo distanze e tempi di percorrenza, le tappe dei viaggi, i costi, possibili
incontri, ecc. Con queste informazioni alla mano, passo i dettagli rilevanti ai
giocatori e gli chiedo, in cambio, la bozza di uno o più paragrafi da poter
aggiungere al blog. Ottenute le bozze da tutti, cerco di uniformare le
informazioni in modo da non incappare in contraddizioni, quindi pubblico i
raccontini sul blog ad intervalli regolari.
La mia opinione è che questa attività arricchisca notevolmente l’esperienza
di gioco. Si va ad aggiungere infatti spessore ai personaggi, facendo emergere
dettagli che altrimenti non sarebbero visibili durante le campagne giocate.
Arrivo quindi al punto: tutte queste attività fuori
avventura che scriviamo a quattro, sei, otto, dieci mani, necessitano denaro.
Il semplice denaro per vivere, per chi desidera il proprio personaggio si goda
qualche mese (o anno) di serenità, un po’ come Bilbo; il denaro per viaggi in
terre lontane dove sia possibile venire in contatto con altre culture, come
Tanis Mezzelfo; il denaro per comprare regali
agli amici, per le taverne e le locande, per mantenere alle dipendenze gli
alleati, per pagare il mago che condivide nuovi incantamenti, per forgiare
nuovamente i resti un’arma magica della quale si è venuti in possesso. Tutte
queste attività richiedono finanze.
Così alla fine, col
paragrafo dei miei giocatori in una mano e la fattura da saldare per le loro
vacanze e passatempi nell’altra, chiedo un aggiornamento del loro conto corrente
(del personaggio s’intende) e emetto un bonifico in PX dove le monete d’oro
dovute corrispondono ad un premio in Punti Esperienza.
Torna quindi la regola: 1 moneta d’oro = 1 Punto Esperienza
(a volte modificata anche a 1 mo = 10 PX)
Sì, perché nella vita reale i soldi sono fondamentali per l’educazione,
la sanità, i viaggi, l’accesso a luoghi e fonti. Senza MASTER(card), specie in
un universo fantastico, si nascerebbe nel proprio paesello e lì si passerebbe l’intera
propria esistenza. Senza aver visto nulla del mondo.
Ecco che allora, dopo tanti anni, riesco forse a decifrare
il messaggio che Gygax e Arneson volevano trasmetterci con l’equivalenza
oro=esperienza. Semplicemente avevano saltato un passaggio della risoluzione
della loro personale equazione...
Alla prossima!
Alla prossima!
Io ebbi il tuo stesso rifiuto per la regola del guadagno di px con le monete d'oro (la mia perdura!), ma nel mio caso proviene da una matrice diversa: Tunnel & Troll, che conobbi prima di D&D e in cui appunto in un capitolo si disquisiva sul fatto che un tesoro è un premio in sé e non dovrebbe portare ad alcun punto esperienza (che difatti Tunnel & Troll, almeno la versione che ho io, non prevede). La cosa si estende anche agli oggetti magici e quando passammo ad AD&D feci notare come sul Master c'era scritto che il valore in px era per FABBRICARE quegli oggetti, non certo solo per trovarli per caso.
RispondiEliminaIn un vecchio numero di Dragon c'era un articolo sul fatto che i px relativi alle monete andrebbero assegnati dopo che un personaggio li ha spesi, un po' sulla falsariga di quanto hai esposto anche tu.
Oltretutto, il meccanismo di assegnazione di px per monete d'oro prevedeva che fossero accreditati una volta che i personaggi avessero fatto ritorno alla loro base. O almeno così mi raccontò un amico che in base a questa regola al termine della X1 fregò tutto il bottino ai suoi compagni, fuggì a La Soglia e lì bel bello si beccò tutti i px lui!
Ancora oggi sono dell'idea che le m.o. non dovrebbero portare px tranne che nei casi specifici di Bardi e Ladri, che devono usare con successo e creatività le loro abilità per ottenerli. Io però non applico la proporzione 1 mo = 5 px del Master (ovviamente sto parlando di AD&D seconda edizione) ma semplicemente di 1 a 1.
Io però condivido anche un altro caposaldo di Tunnel & Troll: i px si fanno SOLO quando si gioca. Non esiste che vengano fatti "in contumacia": se devo vivere un'avventura fammela vivere, non farmi il riassunto di quello che è successo! Chiaramente sono più flessibile su questo punto e mi rendo conto che un po' di realismo nella tua scelta ci sia, oltre che la necessità di farvi ricorso se altri impegni incombono. Una volta però in una campagna fummo vittime di un Monster Summoning collettivo (all'epoca non era ancora uscito Planescape e non si pensava certo che i "prime" fossero immuni a incantesimi di convocazione) e per due anni di gioco il Master ci fece vivere in un altro mondo dove dovemmo scrivergli cosa volevamo fare e in base a quello lui ci diceva cosa succedeva e quanti px avremmo beccato! Questo era veramente esagerato.
Ciao Luca,
Eliminahai espresso chiaramente il tuo punto di vista, tuttavia trovo che il tuo amico abbia sintetizzato perfettamente il punto che sto cercando di spiegare.
Anzitutto non è detto che avere soldi, di per sé, equivalga all’intraprendere esperienze fuori dall’ordinario.
Il denaro non è nella vita condizione sufficiente per ottenere una crescita, se lo spendi in cose futili difficilmente andrai da qualche parte. Tuttavia è la chiave per accedere alle scuole più quotate, per viaggiare in posti esotici, per comprare libri ecc.
Quindi oro+una serie di attività formative= esperienza
Vai in Inghilterra un mese per studiare, torni che parli inglese e magari sai qualcosa in più della vita.
Trovo poco fondato sostenere che tutta l’esperienza debba essere ottenuta per mezzo di una sessione. Visto che sei un esperto di Rolemaster e M.E.R.P. ricorderai come venisse attribuito un PX per ogni miglio percorso. Se hai conferito quei punti ai tuoi giocatori, devi convenire che in parte hai seguito il mio attuale approccio.
Ti cito il caso di tre PG che per tornare a casa dall’ultima scorribanda impiegano 3 mesi e percorrono quasi 3000 miglia per tornare a casa. Non è giusto forse aggiungere questo bagaglio culturale al loro ammontare di esperienza?
La sostanza è che 3000 miglia percorse durante una sessione o fuori da essa, sempre 3000 PX danno a Rolemaster. In entrambi I casi I giocarori non fanno nulla.
Dal mio punto di vista questo esercizio di scrittura permette di ampliare gli orizzonti dei Personaggi indipendentemente dal party, meditare su background e relazioni. Si tratta di un lavoro vero che il giocatore (non tutti i giocatori desiderano farlo) prende a carico, e risulta molto più impegnativo della partecipazione ad una sessione. Perché quindi non dovrebbe essere premiato?
Ci vuole comunque moderazione. Anzitutto, studiare qualcosa con un tutore non permette di guadagnare esperienza velocemente come la pratica sul campo. Quando dico che concedo circa 10 PX per moneta d’oro investita in un’esperienza fuori avventura, intendo a livelli nei quali per passare occorrono decina di migliaia di PX.
Insomma, alla prossiama avventura non avrai due o tre livelli in più di quando hai staccato. Magari il danaro speso durante il periodo morto ti avrà permesso di avvicinarti alla meta.
Al momento attuale constato che diversi giochi moderni enfatizzano il momento esterno alle sessioni giocate (es. Adventures in Middle Earth), mentre in altri casi l’esperienza stessa è venuta a decadere come mezzo di valutazione dei giocatori e dei loro alter-ego. Ma di questo chissà, avremo modo di parlare in un futuro...
Diciamo che, alla base, c'è un sistema che dal punto di vista dell'attribuzione di px è discutibile (visto con gli occhi di oggi, ovviamente): quello di D&D classico. L'unica maniera per fare px era ammazzare mostri e raggranellare tesori. E non si distingueva tra performance singole, quindi dividendo in pari misura il mago passava sempre e comunque per ultimo!
EliminaIo resto dell'idea che sia preferibile dare i px solo per le sessioni di gioco, con le giuste e ovvie eccezioni (il classico mago che crea l'incantesimo nuovo o fabbrica un oggetto magico) ma mi rendo conto che a volte un forfait può essere utile e quasi dovuto: in una campagna di Ravenloft il Master aveva scritto nel background che ero riuscito ad avvicinarmi alla tana del barone Von Kharkov dopo aver fatto strage di lupi... ma i miei px per aver ammazzato i lupi dov'erano? :D
Credo poi che nel tuo ragionamento si vadano a sovrapporre diverse considerazioni: in (A)D&D il "training" è sempre stato purtroppo un mezzo obbligato per avanzare di livello, non un aiuto per apprendere cose nuove. C'era la regola che a seconda del livello che volevi raggiungere dovevi spendere tot settimane e tot soldi a seconda del livello. Io non l'ho mai applicata, ma credo che intendendo il training come lo intendi tu lo si possa tutto sommato ottenere non solo pagandolo ma anche giocando di ruolo la situazione. Fermo restando che la situazione che hai descritto tu è molto funzionale e permette sia una crescita in px che in profondità dei personaggi.
Il Master della campagna che portiamo avanti con D&D classico mi ha detto che lui usa una regola introdotta nella Rules Cyclopedia per cui ogni idea brillante vale un ventesimo della distanza in px tra un livello e l'altro (lui in realtà divide per 100 e non per 20 perché noi siamo particolarmente brillanti :D).
La regole delle miglia percorse è eccellente, come tutto quello che va sotto il marchio di Rolemaster :D . Sul serio si beccavano tanti px? Credo però che si applicasse alle sessioni di gioco a seconda di quanto si spostavano i personaggi, e converrai che per farlo non dovevano necessariamente spendere soldi. ;)
Allora, non so in che party giocassi, ma dalle tue recriminazioni capisco che vestivi i panni del mago; da noi questa classe era considerata la sanguisuga del gruppo, visto che spesso era l’unico membro a sopravvivere alle peripezie del gruppo, evitando ogni confronto fisico. Ahahahah!
EliminaSe parliamo di D&D classico non ti sbagli, quelle che citi erano le fonti di crescita dei personaggi, c’è poco da discutere. Ma se è caduto da tempo il sillogismo oro=esperienza, neppure nelle incarnazioni più moderne del gioco si è affievolita l’idea che combattere sia un modo per accrescere il potere del proprio PG. Quale delle due è più giusta a questo punto? Nessuna mi dici tu, probabilmente.
Quello che si è pensato come alternativa, è stato introdurre una promozione d’ufficio al raggiungimento di obiettivi specifici dell’avventura. Detta così pare un grosso passo in avanti. Devo dirti che invece a me ha causato una certa secchezza delle fauci; sapere dal principio che, se rimango vivo, in una campagna guadagnerò 10 livelli abbassa nettamente il mio livello di attesa e attenzione.
Mi sto tuttavia allontanando progressivamente dal tema del post, dove si parla della filosofia che deve aver portato a considerare il denaro come esperienza. Correttamente citi la regola del training (obbligatoria nella prima edizione e opzionale nella seconda). Il cardine era che non si passava di livello durante l’avventura. Casomai si sospendeva l’esplorazione, si tornava a casa, si rifletteva su quanto accaduto e si ritornava alla carica più forti e consapevoli. Io penso avesse un suo fondamento.
Circa Rolemaster, sappiamo quanto accurata fosse la procedura di calcolo dell’esperienza, che teneva conto di miglia, idee, mostri, critiche…
Il mio punto è: “Che differenza c’è tra assegnare 300PX perché i PG si spostano da A a B in avventura a fuori avventura?”
Se il DM non desidera appesantire lo spostamento con incontri casuali non c’è motivo nemmeno di menzionare la cosa durante la sessione.
Specie quando, alla nostra età, si gioca una volta ogni tanto.
Riformulo meglio (adesso che credo di avere anche capito meglio quello che intendevi): extra sessioni di gioco non si dovrebbero dare px per azioni che richiedono un coinvolgimento attivo dei giocatori. Fare oggetti magici o percorrere tot chilometri in effetti non richiede altro che un tiro di dado (e solo nel primo caso!) quindi può starci. Tu estendi e associ queste varie possibilità, non solo fare oggetti magici o gironzolare, all'uso dei soldi e in effetti può starci.
EliminaTi dirò che la "promozione d'ufficio" che hai citato non convince molto nemmeno me...
ne LEDZ con i soldi ti paghi gli allenamenti ,
RispondiEliminaed il tenore di vita migliorato ,
questo ti dà PE extra .