venerdì 3 giugno 2016

Il Grognardo in Rosa: il Primo Live

Salve a Tutti,

apre una nuova rubrica dell'Orto: il Grognardo in Rosa.

Se ne sentiva il bisogno perché il gioco di ruolo, come il calcio, come la boxe, come fare la pipì in piedi è un'attività quasi esclusivamente maschile. Scrivo quasi, solamente poiché, recentemente, ho potuto assistere alle prime contaminazioni di genere (sarà per i romanzi della Rowling, per i film di Jackson, per il successo di Big Bang Theory, ma qualcosa pare sia successo negli ultimi 15 anni). Gianna Masetti, sempre sia lodata, ne parlava ampiamente nei suoi resoconti su Kaos e già mi sono permesso di ripescare un suo articolo dei tempi andati. 
Non so se sia la parola "gioco" a mietere sul nascere l'interesse del gentil sesso, o i temi trattati, o il modo in cui essi vengono portati in scena, o meglio ancora, chi li pratica.

Sono domande a lungo dibattute, certo è che, anche con la più buona volontà, non mi posso permettere di approfondire questi argomenti, senza avvalermi di un esperto. Ho così gentilmente chiesto ad una giocatrice di farmi da consulente e pubblicare, speriamo con regolarità, qualche articolo sulle sue avventure in un mondo che sa un po' troppo di "uomo che non deve chiedere mai"!

Maria, la nostra guida, è salernitana, ha abitato per diversi anni a Modena, ma da qualche mese è tornata ai lidi natii. Lì prosegue la sua attività ludica, per quanto ne so gioca a Pathfinder e non è per niente digiuna di giochi da tavolo. Se non ricordo male subisce il fascino dei dadi, mentre rimane piuttosto fredda davanti a giochi in stile teutonico o che simulino conflitti bellici.

Beh, ci siamo scambiati qualche messaggio dove le ho posto i fatidici quesiti: perché le donne non giocano? le Dungeon Mistress sono come le Entesse? può il giocatore di ruolo avere il fascino maschio di Marlon Brando?

Ho un'idea delle risposte, ma ovviamente le mie sono supposizioni. Sarà Maria a darci un punto di vista differente, dall'alto delle sue (dis)avventure con una ciurma di svitati!

A lei la parola.     


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La prima volta che mi fu proposto di partecipare a una sessione di D&D accettai con un po’ di perplessità. Ero attratta da questo mondo fantastico e appassionata del mondo fantasy da sempre, mi ritenevo una piccola nerd in erba, pronta ad affrontare il grande passo del gioco live. Non sapevo quello che mi aspettava, ma nutrivo grandi speranze di poter essere all’altezza di calarmi completamente nei panni di una grande eroina pronta a salvare il mondo dalle insidie del male.

Non sapevo quanto la realtà mi avrebbe dato torto.

Ero l’unica ragazza al tavolo, e ovviamente tutti gli sguardi erano puntati su di me. C’era chi mi guardava con aria interrogativa, chi si stava chiedendo quanto ne sapessi del gioco, chi da subito si approcciò a me come con una scolaretta alle prime armi e chi semplicemente mi ignorava già pregustando la sessione con fare sognante. Il master, la povera anima che mi aveva proposto di giocare, era l’unico a preoccuparsi che fossi a mio agio e cominciò ad elencarmi quelle che sarebbero state le attività della serata, probabilmente non avremmo giocato quella sera, dovevamo CREARE LA SCHEDA. Pensai tra me e me “un’intera serata solo per creare la scheda? E che sarà mai?!?”. Per non fare brutta figura avevo cercato su internet le meccaniche del gioco, come funzionava il tiro dei dadi, come si combatteva ed ero rimasta affascinata dal meccanismo pur capendoci onestamente davvero poco. Quando tutti furono pronti, finalmente ci sedemmo…e iniziò il delirio.




La concordia che regna al tavolo...
Si cominciò a litigare sulla composizione del gruppo, partì una lotta senza quartiere su chi doveva essere cosa, due tizi quasi cominciarono a insultarsi perché volevano essere il mago, uno voleva assolutamente fare il nano, un altro cominciò a parlare di skills e armature e tiri salvezza. Mi sembrava di essere precipitata in una Babele fantasy…
Il santo master finalmente si rivolse a me ponendomi la fatidica domanda: cosa ti piacerebbe essere?
Silenzio. Occhi puntati su di me, tutti sapevano che essendo la novellina e in più FEMMINA probabilmente se avessi detto che volevo essere un drago immortale il master mi avrebbe accontentata. E così pensai molto rapidamente, e decisi che anche se in cuor mio mi sarebbe piaciuto tanto essere un grande stregone in stile Gandalf non potevo rischiare di essere odiata dopo soli 5 minuti di gioco. E così sfoggiai il mio sorriso migliore e dissi candidamente che non avevo nessuna preferenza, avrei fatto quello che avanzava dopo la scelta degli altri a seconda delle esigenze del gruppo.

Con l’andare avanti nelle mie esperienze di gioco ho capito che quella volta avevo dato la risposta migliore. Da quel momento le cose andarono un po’ meglio, gli sguardi si fecero meno pressanti e il gioco potè incominciare. Dopo quella esperienza ne seguirono molte altre, alcune divertenti altre un po’ meno, ma cominciai a farmi un’idea su quali siano le differenze tra ragazzi e ragazzi quando si gioca di ruolo.
Il primo aspetto che credo si possa sottolineare è che a noi non piace perdere. E non riusciamo proprio a comprendere, figurarsi ad accettare, la sentenza e la liturgia del lancio dei dadi. Stai sorridendo,vero?
A chi non è capitato di giocare con una ragazza e sentirsi dire dopo un lancio di dadi andato male “posso ritirare?” con una vocina supplichevole e battito accelerato di ciglia? Ecco, amiche giocatrici…non fatelo mai. La prima legge del gioco di ruolo è che i dadi non si rilanciano, mai.
Poi c’è la questione della diplomazia. Personalmente ho sempre preferito quelle avventure in cui c’è da scoprire qualche grande mistero, oppure c’è da indagare all’interno di un dungeon pieno di insidie e pericoli, dove ci sia un po’ di fiction insomma. E quando ci si trovava nella situazione in cui le alternative erano l’astuzia o le mani, beh…l’esito era sempre scontato.
Ricordo ancora quella volta in cui si era al cospetto di un potente signore locale che non sapevamo essere amico o nemico e io che ero stata l’unica a potenziare la mia diplomazia e addirittura a scegliere tra le mie abilità etichetta ( che sciocca) cominciai a tentare di parlare con lui. Attorno a me, la morte celebrale. Chi sbadigliava, chi parlava d’altro con il suo vicino di posto (altra cosa che odiamo cari maschietti), e alla fine qualcuno decise che ne aveva abbastanza e tirò fuori la spada per minacciarlo. Potete immaginare come andò a finire.
Insomma, per farla breve ,l’abisso che ci separa è composto in larga parte dal fatto che ai maschietti piace taaaanto menare le mani, mentre alle femminucce no. Ovviamente esistono molte eccezioni per questa affermazione, e posso testimoniare che quando ci si trova di fronte a una ragazza battagliera le conseguenze possono essere ancor più nefaste che se ci si trovasse davanti al peggior guerrafondaio dei Forgotten realms…
Potreste obiettare, e a ragione, che si sta giocando a giochi di ruolo con mostri, cavalieri e stregoni, e non si sta girando una puntata di Beautiful. Giusto, ma un bravo master che riuscisse a fare combaciare un po’ di più il lato riguardante la storia vera e propria, con la sua suspance e il suo mistero con il lato prettamente combattivo e militaresco avrebbe fatto sicuramente centro.
Credo che con una o più ragazze nel party le cose siano sempre un po’ meno monotone anche ,perché no, grazie alle nostre piccole ingenutà da nerd junior, il nostro non conoscere a memoria il manuale del giocatore, il nostro prenderla anche un po’ sul personale, rendiamo le storie un po’ più interessanti. E quando finalmente entriamo nello spirito del gioco, quando ci affezioniamo ai nostri personaggi, quando creiamo gruppo, e in questo siamo molto brave, ci divertiamo forse anche più dei ragazzi.
Dunque, ragazze, giochiamo di ruolo..come direbbe il grandissimo Federick Frankenstein….SI PUO’ FARE!

3 commenti:

  1. Testimonianza interessantissima, grazie Mattia.
    Per avere una visione più completa sarebbe stato opportuno sapere quanti anni ha Maria e quando ha esordito per capire se ha giocato con dei pionieri o quando il gioco di ruolo era già entrato nella cultura pop, ma giustamente a una signora non si chiede l'età!

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    1. Ciao Luca..prima di tutto grazie per la cavalleria, la apprezzo molto! Siamo tra amici quindi ti rispondo molto volentieri. Ho 32 anni e ho iniziato a giocare circa 8-9 anni fa e il gruppo a cui mi riferivo era abbastanza variegato, c'era chi aveva già una bella esperienza e chi invece si era avvicinato da poco al gioco di ruolo. Io ovviamente ero la novellina assoluta..

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    2. Ciao Maria, inquadrando meglio la situazione direi che ti è andata bene: avendo giocato già adulta in un periodo (2007 o giù di lì) in cui i giochi di ruolo erano già diffusi non eri affatto una mosca bianca - o rosa in questo caso.
      Se avessi cominciato alle medie a fine anni '80 avresti "purgato" di brutto!

      Il ritratto che dai della giocatrice è realistico ma non assoluto: io stesso ho giocato brevemente con una ragazza che faceva la ranger (quindi di allineamento buono) controvoglia solo per uniformarsi alla bontà generica del gruppo e amava menare le mani e le scene truculente. Alla vista dei nostri compaesani trucidati da un'invasione di non ricordo cosa dette questa grande prova di role playing: "Mpf, sì, piango e urlo e insomma faccio quello che fanno le donnette in queste situazioni..."

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