Jon Freeman, uno psicologo clinico, si sentiva esaurito.
Passava i suoi giorni in un ufficio a Manhattan, coordinando decine di
assistenti ricercatori intenti a testare sulle persone farmaci contro l’ansia,
la depressione e l’insonnia. Cercando una via d’uscita da quella routine, notò
che sua figlia spesso non aveva nulla da fare nel dopo scuola. Prendeva il
controller della Nintendo Wii e scivolava in “un mondo di isolamento digitale”,
ricorda Freeman. Di tanto in tanto riusciva
a distrarla grazie ai giochi da tavolo. “Ebbi quindi questa idea: perché non
proporre questa attività su più larga scala? Non potremmo coinvolgere il
vicinato?”
Freeman lasciò il lavoro e, poco più tardi, nel 2011, i
primi clienti – inizialmente gli amici di sua figlia – cominciarono a popolare
il suo pop-up club Caffè dedicato ai giochi da tavolo, il Brooklyn Strategist, un
luogo dove i bambini ed i loro genitori potevano sedersi e giocare titoli
classici e meno rinomati, gustandosi portate vegetariane e analcolici allo
zenzero fatti in casa. Grazie all’esperienza maturata nel laboratorio di
ricerca, Jon catalogò i giochi da tavolo posseduti per abilità cognitiva,
suddividendo questi passatempi a seconda della funzione del cervello che essi
stimolavano – così da farne lavorare un aspetto alla volta.