Con un libro a metà tra saggio e romanzo, Santoni ci
racconta di una generazione di (giocatori) italiani della quale molti
probabilmente non sapevano nemmeno l’esistenza. Dediti ad un passatempo oscuro,
che a volte non si esaurisce con la maggiore età (se giochi a calcio, e non hai
i piedi buoni, sai benissimo che a 18 anni la tua carriera avrà un termine)
questi figuri popolano (o hanno popolato) tavernette, solai e garage, messi
gentilmente a disposizione dalla famiglia di un membro del gruppo. I giocatori
sono massoni che ripetono un rito, sessione dopo sessione, e costruiscono una
loro realtà alternativa nella quale certe imposizioni esterne possono essere
simbolicamente combattute, e nel più fortunato dei casi abbattute o corrette. E
questo, ahinoi, sappiamo nel mondo reale non avviene mai.